Giorgia e Michele ci hanno raccontato il loro viaggio in Cina:
Il nostro viaggio cinese incomincia a Pechino. La metropoli degli Hutong, i quartieri popolari di casupole basse che attorniano la città proibita, un regno in miniatura di voci, volti e stridere di biciclette, dove è difficile rimanere soli anche per un attimo. Quello che colpisce al primo impatto della città è la sua immensità, la municipalità di Pechino è enorme. La sua estensione pare sia quanto il Belgio tanto che per muoversi da un quartiere all'altro è molto meglio prendere il taxi. Tien An Men è lo specchio della grandezza di Pechino, la piazza piu' grande del mondo, di cui quasi non si riesce a scorgere la fine. Di fronte l'accesso alla città proibita e il volto di Mao Tse Tung, protetto dalla guardia dei soldati, fino a che il comunismo rimarrà, “per diecimila anni” come dice lo slogan.
Ci dirigiamo verso le vie affollate del centro, tra neon, risciò e mercatini con bachi da seta e scorpioni caramellati per poi spostarci alla city economica (pochi chilometri) e un intero universo di distanza. Le casette basse ad un piano lasciano il posto ai grattacieli, i risciò alle auto e i ritmi lenti dei vicoli al concitato passo di scarpe con il tacco e tailleur e ai party e alle notti dove non mancherà di sicuro il divertimento.
La Grande Muraglia: in tre ore di viaggio da Pechino si raggiunge la grande muraglia. A differenza del clamore di altri punti più vicini, Simatai è rimasta più genuina, parzialmente crollata. Vederla dà un sentimento difficile da esprimere vedendo questo confine fra le colline spoglie che segnano il confine tra impero e Mongolia. Datong: distretto minerario carbonifero ad una notte di treno da Pechino, contrasta con lo splendore dei suoi templi buddisti, scavati nella montagna a partire dal ‘400 d.c., con statue alte anche 15-19 metri, 5000 in tutto, scavate all'interno della montagna.
Niente infastidisce la maestosità di questi volti che ti fissano dall'alto con volti distesi e paciosi, quasi a voler trasmettere quella pace che hanno acquisito nel rimanere fermi ed immutabili per tutto questo tempo. E' un'oasi surreale di pace in cui ritemprarsi.
Pingyao e Xian: Il nostro viaggio continua verso sud fino a Pingyao. Pingyao è una eccezione nella Cina delle metropoli, uno splendido paese fermo al Seicento, con case in stile imperiale, due templi, il palazzo del governatore e possenti mura esterne, il tutto in un ambiente tranquillo in cui le auto sono state sostituite da ciclomotori elettrici.
Da Pingyao a Xian per incantarci alla visione dell'esercito di terracotta: seimila soldati a guardia della tomba di un imperatore morte milleottocento anni fa, ognuno di loro con armi e un volto suo, diverso dagli altri. L'esercito di terracotta è un crescendo di emozioni, prima si incomincia vedendo la singola statua, poi la ricostruzione di un carro, poi dieci e cento, fino a giungere all'ultimo capannone in cui ci si staglia all'improvviso contro migliaia di soldati, in basso, pronti a ricevere ordini e a rompere file serrate mantenute per migliaia di anni.
E infine raggiungiamo in treno Shangai, ultima tappa in treno a lievitazione magnetica (da fare almeno una volta nella vita!). Shanghai è una megalopoli nuova, un fiorire di grattacieli che solo di rado lasciano spazio a fazzoletti di casette basse simili agli hutong. In questi vicoli si trovano ancora tutte le figure classiche che ci si aspetta di vedere in Cina, e cioè i venditori di bacchette, i pittori, i calzolai con i loro attrezzi sparsi sul ciglio della strada e i sarti con le macchine da cucire in baracche di legno.. Ma questo mondo si fonde con i giganteschi grattacieli.
Tra una passeggiata per il Bund e un giro al museo arriva il momento del rientro, con la mente e il cuore carichi di piccoli e grandi ricordi di questa terra ancora sconosciuta.