Partire per la Normandia qualche giorno dopo il terribile attentato che ha visto morire sgozzato un prete all’interno di una chiesa di Rouen ha avuto un sapore strano. Dire che l’evento ha smorzato l’entusiasmo che accompagna l’inizio di ogni viaggio sarebbe riduttivo. Parole quali orrore, disorientamento, paura e amarezza, forse, sarebbero più vicine alla sensazione provata, ma nessuna la definirebbe esattamente.
Quest’anno molti, a seguito degli attentati che hanno colpito varie parti d’Europa, la Francia in particolare, hanno modificato le destinazioni delle loro vacanze. Alcuni hanno deciso di rinunciare a “viaggiare” preferendo rimanere nelle vicinanze, in lidi considerati più “sicuri”. E come non comprendere e condividere le motivazioni della scelta? La vacanza, per antonomasia, dovrebbe essere il momento in cui ci si rilassa, ci si riprende dalle fatiche della routine quotidiana, ci si lascia andare finalmente a noi stessi e a ciò che più ci piace. È il momento in cui dovremmo abbassare le “difese”, non quello in cui dovremmo “difenderci”.
Eppure… Eppure sembra un mondo davvero piccolo e triste quello in cui la follia omicida restringe i confini e la paura soffoca quel sacrosanto desiderio di libertà e di conoscenza che spinge a oltrepassare le barriere. Per questo decidiamo di partire. Nonostante quel vago malessere che ci accompagna durante tutto il viaggio. E che raggiunge le vette nel vedere una truppa di soldati armati di tutto punto ai parcheggi e all’ingresso di uno dei luoghi più belli del mondo… l’abbazia di Mont St. Michel. Dove, come ci spiega la guida, il turismo, nel giro di un anno, è diminuito del sessanta per cento.
Per fortuna la bellezza resiste e vince sull’odio e sulla violenza. E, così, luoghi come Mont St. Michel, le scogliere di Etretat, il vecchio porto di Honfleuer, l’arazzo medievale di Bayeux, quel capolavoro architettonico che è la città di Rouen ci consolano, colmando di incanto i nostri occhi e i nostri cuori.
Ma la meraviglia più incredibile ci attende e ci sorprende a Giverny, villaggio di campagna ove si trova la residenza di famiglia di Claude Monet. Lì, in quei giardini che circondano la casa, fiori, alberi, canali e ponticelli, che il pittore impressionista dipinse nei suoi celebri quadri, ci immergono in una sorta di esplosione sensoriale fatta di odori e colori variopinti. È un tuffo nella natura, nell’armonia e nello splendore che ci rimette in contatto con noi stessi e con la gioia di vivere e ci fa dimenticare, per un attimo, la bruttura e l’orrore di questi giorni.
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