“Non c’è uomo più completo di colui che ha viaggiato, che ha cambiato venti volte la forma del suo pensiero e della sua vita.” (Alphonse de Lamartine).
Il nostro tour per le città imperiali del Marocco nel periodo di fine dicembre 2017 ha inizio con un volo diretto da Catania a Casablanca.
Troviamo ad accoglierci all’aeroporto Foud, la guida inviata dal tour operator Top Viaggi, con il quale la nostra agenzia Marras Viaggi aveva organizzato il tour. Foud fin dal primo momento ha mostrato una professionalità ed efficienza non comuni, che aggiunte ad una conoscenza dei luoghi e delle tradizioni marocchine ed ancor più italiane ha dato al nostro viaggio un valore aggiunto davvero eccezionale.
Casablanca si mostra ai nostri occhi come un susseguirsi di abitazioni bianche non particolarmente accattivanti, soprattutto in alcune zone meno centrali appaiono come una serie di scatole di fiammiferi poste l’una accanto all’altra. Ciò che di questa città colpisce è sicuramente la moschea di Hassan II, la più grande del Marocco, è imponente ed ha una posizione straordinaria, sorge infatti sull’Oceano Atlantico e possiede un minareto altissimo. Al suo interno marmi e legni pregiati la rendono un vero gioiello architettonico.
Molto particolare la parte sotterranea dedicata alle abluzioni con delle fontane enormi a forma di fiori di loto in marmo. Il tutto realizzato in soli sei anni di costruzione!
Il gruppo del nostro tour è composto da quarantacinque persone e quasi da subito il gruppo procede compatto e spedito, tutto ciò agevolerà le visite e renderà i momenti conviviali piacevoli e rilassanti.
Nel pomeriggio ci spostiamo col nostro bus privato a Marrakech al nostro arrivo ci accoglie un tramonto dalle tinte forti dal rosa intenso al rosso, proprio come i colori dei mattoni di argilla delle abitazioni, che danno il caratteristico colore rosso a questa città. Comincio a pensare che ad ogni città qui si potrebbe attribuire un colore di riferimento… La temperatura è molto gradevole, in realtà tutto il nostro tour sarà caratterizzato da un tempo propizio e dal sole, la pioggia ci saluterà, fortunatamente, solo il giorno del ritorno in Italia.
Rimaniamo tre giorni a Marrakech e sono diversi i luoghi da vedere in questa città a cominciare dalla moschea della Kutubiyya, che rappresenta un punto di riferimento visibile da più prospettive, la vediamo esternamente, ma sarà un “faro” di riferimento costante durante il nostro soggiorno in città. Un paio d’ore vanno dedicate al palazzo El Bahia, ricco di decorazioni in legno e stucco intagliati simili a ricami sapientemente lavorati e alle Tombe Sa’diane, anch’esse decorate ad arte e infine immancabile è la piazza Jamaa el Fna, nella quale torneremo più volte. Questa piazza rappresenta il cuore pulsante della città e sicuramente è un concentrato della cultura del popolo marocchino. E’ un punto di incontro, brulica di suoni, odori e colori, è un miscuglio di incantatori di serpenti, di venditori di acqua, di bancarelle di cibo tipico. Dalla piazza si dipartono strade e vicoli che portano verso il souk, ci si addentra in un luogo che conduce indietro nel tempo in un modo surreale, quasi come se ad ogni passo avanti si lasciasse alle spalle un tipo di civiltà per andare incontro ad un’altra, fatta non più dai turisti in cerca di souvenir e dello scatto migliore da postare, ma dalla gente del luogo, impegnata nei lavori delle concerie di pellame, dal martellio dei cesellatori, dai bambini che escono da scuola…il tutto vissuto come se il tempo si fosse fermato trent’anni prima… Immancabilmente in questo percorso ci si perde… è una scoperta ed una esplorazione lenta, che va compiuta per essere apprezzata senza paura, senza pregiudizio, ma col lo spirito dell’apertura e della conoscenza. Per trovare la strada del ritorno al tempo e allo spazio attuali, ci è servito l’aiuto della gente del luogo, abbiamo chiesto di essere “caricati” su un rimorchio trainato da un motore per ritornare alla piazza principale…esperienza anche questa molto particolare.
Altro posto che merita una visita in questa città sono i Giardini di Yves Saint Laurent, nei quali si trovano collezioni di cactus, banani, palme e nei quali sono state sparse le ceneri dello stilista. I giardini colpiscono per il colore blu Majorelle, tra il blu cobalto e quello oltramare, che prende il nome dal pittore francese che aveva iniziato a creare questo giardino nella sua villa poi acquistata da Yves Saint Laurent e che si ritrova in vasi, fontane e nella facciata dell’atelier.
A Marrakech aspettiamo l’arrivo del 2018 con un cenone di capodanno un po’ troppo…lento per i nostri ritmi, ma che alla fine si rivela comunque divertente tra balli e canti.
Da Marrakech a Fez sarà un viaggio molto lungo. In bus per quasi dodici ore, dalla mattina alla sera, questo però ci consente di attraversare tipologie differenti di territorio e di coglierne le varie sfumature. Valichiamo la catena montuosa del Medio Atlante, giungiamo a Ifrane, città considerata la “piccola Svizzera”, sia per la pulizia, sia perché meta sciistica (impensabile trovare la neve in Marocco) e sia per la tipologia di architettura che caratterizza le sue abitazioni. Da lì scendiamo fino 350 metri sul livello del mare a Fez, città che conquista per il suo stile urbanistico e per la sua atmosfera d’altri tempi. Fez è la più antica delle quattro città imperiali e personalmente la ritengo anche la più affascinante. Certamente la parte più interessante è costituita dalla città vecchia e dalla sua medina fortificata, con più di 9.000 vicoli, nella quale si trovano varie tipologie di artigianato locale, il più particolare dei quali è rappresentato dalle concerie all’aria aperta per la lavorazione delle pelli, che conferiscono un odore tipico all’aria di questa zona e colori intensi ai loro pozzi, nei quali si intingono le pelli . A Fez si trova l’università più antica al mondo quella di Kerraouine. Da vedere è anche la Madrasa Bou Inania, ovvero la scuola , con un’architettura tipica marocchina situata dentro la medina.
Dopo Fez ripartiamo in direzione Meknes fermandoci a Volubilis, sito archeologico romano dalle ampie dimensioni in cui è possibile ammirare i resti della basilica, delle terme e perfino di un frantoio per la produzione dell’olio d’oliva. Colpisce per la presenza di mosaici dai colori ancora “vivi” dopo tutto il tempo trascorso sotto le intemperie.
Da lì proseguiamo a sud del Medio Atlante verso Meknes, altra città imperiale, che presenta delle imponenti mura con una porta d’accesso Bab el-Mansour davvero imponente, con colonne in marmo e ben conservata. La nostra visita della città sarà, purtroppo molto sintetica, volendo arrivare prima possibile a Rabat, ci soffermiamo alle scuderie reali e ai granai, che per la loro mole danno l’idea di quanto fosse stata importante la città. La giornata prosegue alla volta di Rabat, ultima città imperiale da visitare e ci muoviamo con lo scopo di arrivare in città prima della chiusura del mausoleo di Mohammed V, al cui interno si trovano i resti dell’omonimo sultano, che fortunatamente grazie all’ organizzazione della nostra guida, riusciamo a vedere. Prospicente al mausoleo si può ammirare la Torre di Hassan, il minareto rimasto incompleto.
In serata riusciamo anche a fare un giro notturno della città e a vedere la Kasba degli Oudaia all’interno della quale si trova la Moschea antica.
Rabat, nonostante sia pregna di storia e di tradizione ci colpisce per la sua modernità, vi è in costruzione un teatro avveniristico dalle grandi dimensioni e un po’ ovunque notiamo cantieri di lavori in corso, una città in espansione. Mi piace ricordare una frase che ripeteva spesso la nostra guida: “Il popolo marocchino ha il piede africano, il cuore arabo e l’occhio europeo”…
A Rabat si conclude il nostro tour, l’ultimo giorno ci spostiamo a Casablanca per ripartire verso l’Italia, portiamo con noi un bagaglio di odori, colori e conoscenze nuove, un sapere costruito in secoli di dinastie e in un susseguirsi paziente e continuo di tradizioni. Tutto ciò dovrà sedimentare in noi e darà “nuova forma al nostro pensiero”.
Concludo il mio racconto sperando di aver condiviso la mia “visione” del Marocco e donandovi con essa una riflessione: “Viaggiare è come il vento, che ti porta dove vuole se sai seguirlo, che ti spinge avanti se sai imbrigliarlo, e può condurti a perdere la strada ma anche a farti scoprire luoghi remoti, che non avresti creduto esistessero. Viaggiare è come il sale, è come le spezie, cambia il sapore di tutto ciò che tocchi, ti lascia profumi e fragranze impigliate nel cuore. Viaggiare è come l’amore. Una grazia, un volo, qualcosa che non puoi prevedere.” (Rula Jebreal).
Buoni viaggi da Aurora